Come sono belli, sorridenti, tutti in posa, così diversi tra loro, così a specchio del meglio che siamo stati, che siamo.
Cugini di sangue, amici per scelta, testimonianza di come i legami siano più forti del tempo e dimostrazione che chi ci ha preceduto non ha calcato questa terra invano, lasciando un’eredità viva, che vale una fortuna.
“I nove dell’Ave Maria” li chiamerebbero, se fosse un film del secolo scorso, invece sono l'immagine di una preghiera di ringraziamento laica, la mia, la nostra, quella d'una famiglia semplice, la cui ricchezza più grande è appunto il legame, il tenerci gli uni agli altri, il bene reciproco.
E quando scrivo che voi c'eravate, intendo tutti coloro che hanno contribuito a dare loro vita e che questa vita l'hanno attraversata. Non ne faccio i nomi, perché dovrei compilare un lungo elenco, però ho in mente uno a uno tutti i volti di chi ho conosciuto, che mi è stato accanto, che ha condiviso con me il dolore e la festa, lo svago e la fatica, numi tutelari di una storia ch'è ruota che gira, parte da lontano e non è mai finita.
P.S. Siccome l'etica è importante, ma pure l'estetica non scherza - specie ai giorni nostri, nella civiltà dell'immagine - alleggerisco i toni e riporto la sottolineatura di un'amica che lavora nella moda, a commento della foto di gruppo, qui sopra: "Che armonia cromatica". Già. Non ci avevo fatto caso. Se sia questione di buon gusto o di omologazione generazionale non saprei dire, sta di fatto che l'insieme paga l'occhio e rimanda a una bellezza ch'è non soltanto involucro, ma pure nerbo, sostanza.
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