lunedì 15 ottobre 2007

Torna un'altro giorno, Moby




Un diamante è per tutta la vita, un libro invece segue il corso delle stagioni.


Perciò esito a farne regalo, poiché raramente si azzecca l'incrocio puntuale tra gusti personali, ispirazione temporanea e congiunzione esistenziale.
Per non andar lontano con gli esempi, guardo me stesso. Ci sono autori a cui mi sono avvicinato cento volte e cento volte ho rigettato, proprio come fossero un organismo estraneo. Poi, un giorno, una sera, tornandomene a casa e scorgendo questo o quel titolo sullo scaffale, l'ho ripreso in mano e mi sono letto tutta la bibliografia, d'un fiato.
Altri invece ancor oggi sono impermeabili a qualsiasi mutamento. Penso a Bulgakov, al suo "Cuore di cane" che leggerei di corsa se fosse per l'ispirazione del titolo, ma che una volta preso in mano, dopo poche pagine, mi annoia. Non è il solo. "Moby Dick" è un altro classico inesplorato, eppure il tentativo di leggerlo c'è stato e mai isolato.
Con il passare degli anni, prendendo coscienza di questo fenomeno, ho cambiato persino atteggiamento nei confronti dei libri. Prima, quando ne prendevo in mano uno, non c'era scusa per impedirmi di finirlo. Ora mi sono ammorbidito e ho imparato a tener in scacco l'orgoglio, concendendo spazio al pregiudizio.
Ne ho tratto così qualche motivo di vanto in meno e qualche buona lettura guadagnata, in più.

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