domenica 20 novembre 2011

Professione fisioterapista: il tocco divino

Odiavo il lunedì. Ora lo tollero, l'ho metabolizzato, come la piccolissima scheggia d'osso che in principio faceva male e adesso neanche ricordo di avere, a pochi millimetri dall'occhio destro.
Marco Arighi è sempre contento. Non l'ho mai visto diverso, fin dai tempi in cui aiutava Vladimiro al PalaSampietro.
L'ho rivisto una settimana fa e non è cambiato: una persona positiva, che fa passare gli acciacchi con le mani e con la testa, trasmettendo un'energia devastante, quella del sorriso.
"Come fai a essere così? Hai davvero un bel carattere" gli ho detto. Mi ha risposto: "Sai Giorgio, ho la fortuna di fare il mestiere che mi piace, come faccio a non essere contento?".
Il mestiere che gli piace è il massofisioterapista e lo fa benissimo. Non è il solo, dalle parti di Como. Senza nulla togliere agli altri, senza dubbio bravissimi (Vladimiro è casinista ma fenomenale e l'ho già nominato, ma anche con Mauro Falzone mi sono trovato bene, pur avendolo frequentato pochissimo, e poi c'è Erica Mowinckel, come posso scordarla, così solare che contagia anch'essa col sorriso), per due di loro metto la mano sul fuoco senza timore di essere chiamato per il resto della mia vita Muzio.
Uno è Marco, appunto. Perché è generoso, disponibile, mai brusco, entusiasta di quello che fa e capace di trascinare persino i più pigri a faticare per tornare in forma, a prescindere dall'acciacco che hanno.
L'altro è Andrea Lanzi, forse il più professionale, quello che ha più esperienza di tutti e se si trattasse di farmi consigliare, tra lui e un medico sceglierei comunque lui (anche perché, essendo bravo, quando ti serve un medico è lui stesso a dirtelo).
Al di là dei gusti e dei pareri disinteressati e personali, la cosa che più mi colpisce di tutti loro è le belle persone che sono. Ogni mestiere ha il buono e il gramo, ma deve esserci un motivo se tra i massofisioterapisti la percentuale di bravi uomini e donne sfiora il cento per cento. Sarà il contatto con la sofferenza altrui che ne affina il carattere. Sarà che per spronare gli altri ad impegnarsi a tornare quello che erano o a migliorare le prestazioni devono crederci per primi loro. Sarà che stare a contatto con le persone non li aliena affatto, ricevendo in cambio un pizzico della molta energia che infondono. Sarà per tutto questo e per molto altro, ma la maggior parte dei fisioterapisti ha una marcia in più e va dato loro atto.
Detto ciò, spero di non doverli vedere in azione, preferendo incontrarli per caso o per piacere reciproco, ma se dovesse capitare qualcosa di storto (incrocio le dita e tutto il resto) so che ci suono buone mani in giro, per rimettermi in sesto.

Foto by Leonora

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