domenica 6 maggio 2012

Ogni cosa a suo tempo (pro memoria per me stesso)

Parlavo ieri l'altro con un amico, un bel ragazzo di trentasei anni (dovrei scrivere "uomo" ma sembra proprio un ragazzo), che è ai ferri corti con la fidanzata ventottenne e sta decidendo se lasciare o raddoppiare. Di solito non sono tipo da raccogliere gran confidenze, soprattutto maschili. Con le donne sì, mi piace mettermi in ascolto, mentre con gli uomini mi sento più in imbarazzo, quasi a disagio. Sta di fatto che essendo entrati per vie traverse in argomento (complice la mia domanda: cosa fai di bello quest'estate?) non ho potuto svicolare accampando scuse o fingendo di perdere i sensi accasciandomi al suolo.
Non è questo tuttavia il motivo per cui lo scrivo, bensì per una risposta che mi ha dato. Questa: "
La mia fidanzata è una tipa tranquilla. Le piace stare sul divano, faccio fatica a farla uscire di casa e a portarla da qualche parte". Ma come - ho pensato - questi hanno venti o trent'anni e giocano a far la coppietta pucci pucci, a recintare la propria intimità tra le mura di un soggiorno, a indossare i panni del pensionato, senza altra pretesa di un televisore acceso, un plaid caldo e magari pure una tisana verso sera, alle dieci e mezzo?
È allora che m'è suonato in testa un campanello: vuoi vedere che la linea continua che conoscevamo - dall'infanzia alla vecchiaia - s'è geneticamente modificata e non si capisce più un cavolo? Il cavolo, anche quello amaro, si comprende eccome. Basta osservare i molti giovani (molti, non tutti) che giocano a fare gli adulti avendo come orizzonte soltanto divano e telecomando. Di contro, esistono moltissime donne e altrettanti uomini dell'età di mezzo (dai quarant'anni in poi) che sono tutti un ribollir di emozioni, che nei casi più disperati non perdono un brunch o un happy hour e in quelli migliori hanno una predisposizione naturale a godersela, a sparar le (ultime) cartucce senza pensarci troppo, perché "la vita è una sola e tutto il resto può andare al diavolo". In questa fascia, ovviamente, ci sto anch'io, non esente da questo piano inclinato che m'è dolce persino, quando riesco tutto sommato a tenere un equilibrio cioè a non scordare che non sono vecchio bacucco o votato soltanto alla casa e al lavoro ma nel contempo neppure pretendo di scalciare come un puledro e imitare Fabrizio Corona nell'eccesso.
Morale: non so se esista una morale. Però al mio amico trentaseienne ho ricordato che il proverbio "ogni cosa a suo tempo" suggerisce di non impigrirsi troppo sul divano, men che meno scimmiottando il gioco "della mamma e del papà" che invece di anni ne hanno sessantuno. Lo stesso vale per me stesso e per i molti miei coetanei (e coetanee), ricordando che un conto è vivere appieno la vita, evitando noia e appiattimento, un altro trasformare lo svago, il divertimento, il piacere di sentirsi vivi, tuttora giovani, in una fuga patetica dalla realtà che termina dieci volte su dieci in un ancora più patetico risveglio.

Foto by Leonora

2 commenti:

Mario ha detto...

Una verità sacrosanta. Penso che il problema del tuo amico sia più dovuto ad un impigrirsi della storia d'amore (non è successo a tutti?) che a loro che giocano a fare la coppietta pensionata. Però come appunto dicevo, è verissimo quello che dici tu, che se da un lato non dobbiamo farci mangiare dal tran tran, dall'altro è patetico vedere quelli che giocano a fare "i giovani" a tutti costi. Ma del resto la vita è in ogni aspetto una ricerca della via di mezzo, no? ;)
Un saluto, bel blog e continua così!
Mario

Unknown ha detto...

Le scelte nella vita sono tante,quando poi si deve scegliere in due la cosa diventa piu' macchinosa.
Si devono rispettare i tempi di reazione di quella persona a cui si tiene,si deve pensare anche a quando non c'era e di quanto si e' desiderato di conviverci.E' un fatto che dopo un po'di tempo,se il feeling non è come agli inizi puo'venir voglia di strappare,allo
raci vuole molta calma e comprensio
ne per non rovinare tutto.A vincere dovrebbe essere l'amore.