domenica 9 novembre 2014

A tempo guadagnato

Foto by Leonora
C'è un effetto della crisi, della modernità, del desiderio di efficientismo o decidete voi che altro, capace di erodere un valore fondamentale per fare le cose per bene: il tempo. Specie quello che a un occhio distratto pare perso e invece è essenziale quanto il lievito per il pane o l'azzurro per il cielo.
Torno in basso, facendo esempi terra terra, quali il poliziotto, l'insegnante, il medico e tutti quei mestieri, giornalista compreso, che non si possono misurare a ore o a prestazioni singole, bensì presuppongono un investimento ad ampio raggio.
Prendiamo il commissario Maigret o Montalbano, se preferite. Nessuno può negare siano personaggi positivi eppure "perdono" un sacco di tempo, fumando la pipa, passeggiando per i boulevard di Parigi, o nuotando "a ripa di mare", a Marinella, concedendosi lunghe e abbondanti pause pranzo, con tanto di caponatina e sarde a beccafico.
Cosa fa la differenza? Perché siamo propensi a concedere loro ciò che invece negheremmo al funzionario pubblico che abita sul nostro stesso pianerottolo o al collega della scrivania a fianco?
Semplice: il risultato. Maigret o Montalbano alla fine il loro lavoro lo fanno, acchiappano il ladro o l'assassino o lo acchiappano quasi sempre in virtù dei ragionamenti, delle intuizioni, dei contatti sia relazionali, sia cerebrali, che si creano mentre stanno facendo tutt'altro rispetto a quello che in senso stretto è il loro lavoro.
Non la faccio lunga, volevo solo dire questo: l'efficienza è importante ma non si può misurare unicamente a ore o a prestazioni, con un modello fordista, da catena di montaggio.

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