Foto by Leonora |
Esaurito il mandato del sottoscritto (qui ciò che avevo scritto allora) e concluso il Losa Due, che come tutti i governi balneari aveva un raggio limitato, a "il Cittadino" da questa settimana c'è un direttore nuovo, giovane: Martino Cervo.
Non conosco Cervo di persona, professionalmente me ne hanno parlato bene alcuni colleghi milanesi che stimo e persino Vittorio Feltri, incrociato con Giorgio Gandola sotto i portici all'inizio di via Zambonate, a Bergamo, e del cui fiuto giornalistico nel distinguere i puledri di razza dai ronzini mi fido.
Evito di aggiungere altro, tranne un consiglio. Non a lui, che mi dicono abbia già le idee chiare e può e deve far di testa sua, senza bisogno che nessuno dia fiato ai tromboni, bensì ai lettori, alle moltissime persone che vogliono bene al Cittadino, che lo considerano voce preziosa e imprescindibile per il territorio.
Il consiglio è questo: stategli accanto, seguitelo, fategli sapere quando dà il giusto risalto a una notizia o scrive qualcosa di azzeccato e anche quando secondo voi stecca, stona o, peggio, si accoda al coro sbagliato. Il senso di solitudine è infatti una tra le lezioni più brucianti che ho imparato sulla mia pelle, nei quasi tre anni in cui sono rimasto lì, in cima alla piramide.
Il direttore, qualsiasi direttore di giornale, è un uomo solo al comando, pur senza avere la maglia biancoceleste e non essendo in fuga sui cinque colli alpini che portano a Pinerolo.
P.S. Ho scelto non a caso le parole della radiocronaca di Mario Ferretti, che raccontava il momento più alto dei cento e novantadue chilometri di Fausto Coppi in solitaria, nella terz'ultima e decisiva tappa del Giro d'Italia. Quel giro si concluse infatti a Monza, sessantacinque anni fa giusti giusti. E lo vinse proprio Coppi, l'uomo solo al comando.
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