Foto by Leonora |
Di giorni tristi ne ho vissuto qualcuno e non vorrei cadere nella retorica dei luoghi comuni scrivendo della chiusura di un giornale che, come ha detto oggi Giorgio Gandola, portava ogni mattina in edicola "un colpo di vento, un colpo di vento utile". Mi riferisco a "L'Ordine", quotidiano comasco di opinione, di cui ho parlato in passato, in più di un'occasione (una la trovate qui, un'altra qui, una terza qui, e qualche altra me la dimentico senz'altro). Una notizia che non avrei voluto leggere perché rimango convinto di ciò che scrissi quattro anni fa: "Un "più" d'informazione è sintomo per una città di buona salute". Ci sveglieremo dunque domani un po' meno forti, un po' più malati, anche un filo più grigi, venendo a mancare nel contempo una voce e un elemento di concorrenza per gli altri notiziari. A Sara, Giovanni, Manuela e agli amici che lavoravano lì va un abbraccio e un in bocca al lupo sincero: non c'è mattino in cui mi alzo infatti senza pensare che fare bene il mio mestiere, trovare una strada che dia profitti e permetta ai giornali di sopravvivere è l'unico modo per dare pane e soddisfazione non soltanto a me stesso, ma anche a più colleghi possibile. Ad Alessandro Sallusti (qui il suo commiato odierno), che con Carlo Ripamonti ha messo cuore e portafogli nell'impresa di rilanciare la storica testata, dico grazie per aver tentato e resistito quasi quattro anni, contro tutti i pronostici e molte cassandre. Lo stesso vale per Mauro Migliavada, a cui tuttavia questo taglio di cordone ombelicale farà bene: è un cronista di talento, non potrà che migliorare, specie ora che non ha più scogli a cui aggrapparsi e deve semplicemente nuotare. Invece ai profeti di sventura e ai pasqualino iettatore che fin da quando è nato hanno desiderato che chiudesse non dedico più di queste righe: la loro contentezza è fatua, così come evanescente è lo spessore umano e la lungimiranza nel godere della barca che affonda senza considerare che galleggiano a malapena sullo stesso mare e i prossimi ad essere inghiottiti saranno proprio loro, gli invidiosi.
Lode e onore a L'Ordine, allora, e grazie anche per tutte le volte che mi hanno preso di mira, dandomi della banderuola, del trombone pomposo, del fustigatore incoerente: è grazie a quelle frecciate che ogni volta che scrivevo un pezzo stavo attento affinché fosse inappuntabile, è grazie all'avere quel cane da guardia tra i piedi che ho imparato a tenerli per terra, evitando di diventare un pallone gonfiato fino a scoppiare.
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