martedì 26 giugno 2012

Un dono di Grazia

Foto by Leonora
Di lei avevo scritto anche qui, esattamente un anno fa. Meno, anzi. Era il 27 luglio e da poco avevo lasciato le Marche per tornamene a casa, lasciando due figli su tre nelle mani di un manipolo di giusti che aveva scelto di trascorrere le proprie vacanze con il gruppo dell'oratorio. Tra queste persone c'era Grazia, la moglie di Gianpaolo, la mamma di Matteo e Andrea, una bella donna di poco più di cinquant'anni, dal carattere forte ma con me sempre gentile, fin dai tempi in cui il ragazzino ero io e lei aveva la mia età di adesso.
Grazia da ieri l'altro non è più qui, non su questa terra almeno, non il suo spirito. Un tumore l'ha piegata in un battibaleno, senza guardarla in faccia o considerare che era ancora giovane, troppo giovane per andarsene davvero. Isabella, che ha parlato proprio con Matteo, mi ha detto che è stato tutto assai repentino, all'inizio di primavera, durante una passeggiata lungo un sentiero a mezza costa sul mare. Prima il fiato corto, poi qualche colpo di tosse, la visita, le radiografie, la sentenza inappellabile, tremenda, una botta da stendere un toro. Grazia non ha fatto scene, ha pianto il suo dolore disperato, mantenendo - mi giurano coloro che le hanno fatto visita fino all'ultimo - quel sorriso con cui io la ricordo ora e continuerò a pensare a lei, in futuro.
Al marito, invece, a Gianpaolo, e ai figli, non oso aggiungere nulla, se non restarmene qua, in silenzio, rileggendo ciò che sempre un anno fa, cinque giorni dopo aver scritto il post in cui la citavo, scrivevo: la morte come dono. E' poco, è nulla, probabilmente leggerlo qui, ora, dà fastidio, eppure non conosco altro modo per vedere un po' di luce in mezzo a tanto buio.

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