martedì 20 gennaio 2015

Purezza (Si sta come del limone nel microonde le scorze)

Foto by Leonora
Purezza. Un concetto che Francesco Piccolo nel libro "Il desiderio di essere come tutti" prende a pretesto per parlare di sè, di noi, di una parte consistente della generazione a cui appartengo, divisa in due come una mela: con me o contro di me, senza spazio di tollerenza alcuna, dallo sport alla politica.
Una questione di appartenenza e di esclusione, in cui il dettaglio (simpatizzare per la sinistra o votare per Berlusconi, ad esempio; considerare l'immigrazione una sciagura o una risorsa; tifare Juventus o credere che calciopoli sia ancora attuale...) smette di essere una parte e diventa totale, classificatorio, discriminante.
Un etichettamento seducente quanto contradditorio e pericoloso, a cui io stesso devo prestare attenzione, per non restarne invischiato. Mi aiutano a non cadere in tentazione la consapevolezza dei miei torti e la vicinanza di persone, amici compresi, che su alcuni argomenti hanno posizioni distanti anni luce dalle mie, mentre per il resto sono uguali o persino migliori. Sono loro che mi ammaestrano, come la volpe con il piccolo principe, evitando che la virtù del (presunto) giusto sfoci in un vizio.
Non so perché sono arrivato a scrivere questo. Ero partito con il proposito assai meno ambizioso di raccontare un episodio domestico, una scoperta da nulla, che sul Giorgio di un anno fa sarebbe scivolato via invece al Giorgio che sono diventato pare d'un certo rilievo.
Occorre tuttavia un preambolo. Da qualche mese, per non fare tutti i giorni avanti e indietro da Bergamo, mi fermo qui, in due locali che mi fanno da appartamento e che sono diventati per me casa e tana, in tutto e per tutto. Così io, che fino a settembre non svuotavo nemmeno il sacchetto dell'immondizia e guardavo il fornello come un curioso strumento alieno, ora mi rifaccio il letto, ogni dieci giorni cambio le lenzuola, tengo in ordine il bagno, lavo i piatti, talvolta cucino... Sì, cucino. Per lo più scaldo vivande, ad essere onesto. Con la conseguenza per me insopportabile dell'odore di cibo che poi rimane, a volte pure dopo aver tenuto le finestre spalancate lungo tempo. Ebbene, oggi, con un'alzata d'ingegno degna di mastro Lindo ho risolto brillantemente la questione, prendendo un bicchiere d'acqua, immergendoci la scorsa di mezzo limone e facendo bollire il tutto. Tre minuti di micronde e già dopo una manciata di secondi sembrava di essere a mezza costa, sul mare, in mezzo a un agrumeto. E' purezza anche questa, dell'aria che respiro (e così mi sono ricordato il motivo per cui avevo iniziato questo post, mi sto ingentilendo ma non sono rincitrullito proprio del tutto).

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