domenica 9 gennaio 2011

La bella figura


C'è stato un tempo in cui sapevo già leggere eppure dei fumetti guardavo solo le figure. Avrò avuto sette anni, di tanto in tanto compravano Topolino, mi divertivo un sacco ed erano storie bellissime. Ricordo che le sfogliavo a occhi spalancati e poi le risfogliavo, senza leggerle. Semmai il titolo. "Zio Paperone e l'iceberg d'oro" lo ricordo ancora adesso poichè la pronuncia era tale e quale alla scrittura: icebérg al posto di aisberg (mi succedeva anche con Shakespeare, per me Sachespeàre). Ero un bambino che le insegnanti definivano "introverso". In cucina, quando la tv si accendeva soltanto per aspettare Carosello, giocavo con i Lego o copiavo e ricopiavo i personaggi della Disney con precisione certosina. Avevo un mondo tutto mio e passavo ore nella mia stanza. Non so che fine ha fatto tutto quell'universo, non ho memoria neppure di che materia fosse composto, quali figure lo popolassero. Quel che ne resta è un'eco, un'ombra cinese sfuocata, sul muro. Però c'è stato, è da quel brodo primordiale che alla vita matura sono stato partorito. Quando penso alla vecchiaia ho la speranza di tornare all'innocenza incosciente di un tempo. "Poverino, non c'è più con la testa" diranno. Magari invece ci sarò, più beato di prima (pannolone a parte). Nell'attesa, forse potrei tornare a fidarmi più delle "figure" e meno della lettura. Comprendere a fondo i meccanismi che sottendono a un avvenimento non sempre garantisce di cogliere l'essenza delle cose, dei fatti che accompagnano l'esistenza. All'esame di teologia alla Cattolica, mi diedero da studiare un libro di Jean Claude Tresmontant. Sottolineai una frase: "Molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità". Non solo nei fumetti.


Foto by Leonora

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