domenica 16 gennaio 2011

Giorno inFausto


In una settimana che s'è portata appresso lutti e morti, quando ormai ero deciso a scrollarmi i cattivi pensieri, ecco un fulmine a ciel sereno, che mi ha lasciato addolorato e più ancora sorpreso. Stamane è precipitato in un dirupo Fausto Bossetti, direttore operativo dell'azienda editoriale per cui lavoro, un uomo di cinquant'anni, sempre elegante, non tanto alto, asciutto come tutti coloro che hanno passione per gli sport di fatica e un po' per costituzione, un po' per sacrificio, non gli resta attaccato un grammo di grasso. Dico sorpreso più che addolorato, perché non ero in confidenza da considerarlo amico o anche per creare le basi di un rapporto più profondo di quello che si genera scambiando qualche battuta o frase di cortesia, in una delle riunioni più o meno mensili in cui lo incontravo oppure incrociandolo semplicemente, nel corridoio. L'ultima volta che ci ho parlato per più di cinque minuti di fila, è stato prima di Natale, ma pensare che fino a ieri fosse così vitale e ora giace freddo, in attesa di esser portato al camposanto, lascia anche me di ghiaccio. La posizione che aveva, il carattere scevro da smancerie, il distacco aureo con cui trattava i vari argomenti, come se nessuna cosa lo toccasse mai, cascasse il mondo, lo rendevano per me immune da qualsiasi disgrazia che invece per i comuni mortali si mette in conto. La sua morte mi ha spiazzato. E con essa, come accade alle persone che si conoscono poco eppure ci si convince scioccamente di sapere di loro tutto, scopro aspetti che neppure immaginavo. Che avesse tre figli, ad esempio, e più ancora che il minore di essi fosse precipitato da una finestra, morendo anch'esso, quando aveva appena quindici anni, per cui il signore di mezza età che io reputavo camminare a un palmo da terra, convinto che tutto gli scivolasse via, in realtà era un uomo con un cruccio e una croce enorme, appesa al collo.

Ecco, lo sapevo, ero partito per raccontare di Giovanni, mio figlio, che oggi ho portato a una gara di "tennis dolce" e che mi ha fatto riflettere sulla fretta che noi abbiamo nei confronti dei bambini, e sono finito ancora a parlare di un fatto triste. Non ne sono dispiaciuto. Per Giovanni ci sarà un altro post, il prossimo. Per Bossetti invece il capolinea è stato oggi e voltare pagina senza in qualche modo salutarlo non mi pareva giusto, alla faccia dei pudori del caso.


Foto by Leonora

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