sabato 8 gennaio 2011

Gli elefanti e il barometro


Il regalo più bello è stata la settimana a cavallo tra Natale e San Silvestro. Anche quelle prima e dopo, ma in quei giorni mi sono goduto la vita e la famiglia appieno. Un sacco di film visti insieme, ore di sonno infinite, a letto la sera tardi e sveglia poco prima di mezzogiorno, senza impegni, zero orologio. Qualche cosa di utile, un paio d'ore nel pomeriggio, giusto come vaccino ai sensi di colpa, il resto "otium". Poi la routine è ripresa, sette giorni consecutivi al lavoro, voglia di cominciare bene l'anno, pochi colleghi in redazione e qualche collaboratore nuovo. Per Luca un ritorno. Scriveva su La Provincia quando ero a Espansione tv. Ha scelto strade diverse, mai in discesa, cominciando spesso da capo. Altri che hanno iniziato a scrivere con lui hanno smesso, alcuni hanno preferito fare altro, per pochi fortunati è diventato un mestiere. Una storia che si ripete, quella del collo d'imbuto e della schiera che s'assottiglia per cento motivi, per mille casi del destino. Ci sono stati degli anni in cui le porte si sono aperte e bastava restare in fila qualche mese, al massimo un paio d'anni, perché il miracolo fosse compiuto. In effetti i miracolati nei giornali sono molti: una volta messo il fondoschiena al caldo sono rimasti seduti e non si spostano d'un passo, cadesse il cielo. Quando ero io l'escluso, guardavo coloro che mi sembravano aver vinto al lotto e a volte, la sera, quando andavo a letto mi chiedevo: perché non a me, cosa mi manca per non essere lì, dove devo migliorare? Ho scoperto poi, quando è arrivata, che l'unico fattore che mi faceva difetto era una botta di fortuna e se ho avuto un merito è quello di crederci sempre, anche quando non c'erano luci ma soltanto buio. Oggi è ancora peggio. Trovare un posto fisso è arduo, specie con la crisi che ha portato i giornali in passivo. E' in questo modo che, stanchi di restare alla finestra mentre tanti altri mangiano, anche i più resistenti faticano a restare aggrappati a un desiderio. Dario è solo l'ultimo della lista, uno di quelli validi, che avrebbe meritato una possibilità ma arrivato a un passo dal traguardo ha preferito mettersi per conto proprio. Gli auguro tutto il bene del mondo e che trovi il modo di realizzarsi, di inventarsi una professione da sé, aprendo magari una via che altri imboccheranno. Nel mio piccolo, per continuare a guardare con ottimismo al futuro, ho scelto un punto cardinale, una sorta anzi di barometro. Si chiama Michele ed è il collaboratore di gran lunga migliore che abbiamo. E' serio, preparato, metodico, preciso (celebre la definizione di Ferrari, quando deve "passare" un suo pezzo: "Si mette in pagina come un calzino quand'è nuovo"), eclettico, scrupoloso. L'unico tarlo che potrebbe essergli d'ostacolo è quello di tutti i giornalisti giovani e bravi, cioè il credersi arrivato, non ritenere di poter e soprattutto dover imparare ogni giorno, cominciare ad aver la puzza sotto il naso, dire "questo lo faccio ma non quello". Proprio perch'é un tipo in gamba, so che terrà a bada anche quest'insidia comune a tutti noi e che solo i grandi superano. Michele, dicevo, è il mio personale barometro per l'avvenire della professione e anche dell'azienda in cui lavoro. Se riuscirà a farcela, se troverà spazio, se sarà prima o poi assunto, allora avremo un futuro. Se invece a un certo punto lascerà perdere, se staccherà il piede dall'acceleratore preferendo dedicarsi ad altro, vorrà dire che il giornalismo è morto e professionalmente noi siamo soltanto elefanti incamminati verso il cimitero.


Foto by Leonora

1 commento:

toto ha detto...

Caro Giorgio, mi hai fatto riflettere molto. Come al solito. Io sono precario da una vita ed ero ormai giunto alla conclusione che in fondo non ho un posto fisso perché ci sono altri più bravi di me che se lo meritano.

Tu dici che la fortuna ha un ruolo importante, ma giuro che al momento non me la sento di affidare il futuro mio e della mia famiglia ad una botta di c. Anche se questo vorrebbe dire mantenere viva la speranza di realizzare il mio sogno.

Insomma, scusa per il pensiero un po' confuso, ma su queste cose ho sempre le idee poco chiare...