martedì 11 gennaio 2011

Il mare calmo


"Sei diventato cinico". Così, proprio così mi ha detto, davanti a tutti, il primo giorno dell'anno, mia madre. "Da quando non c'è più papà sei cinico". L'ho messa sul ridere, ho fatto un po' l'offeso, ci ho scherzato sopra, insieme agli altri, tutti i parenti riuniti, e anche con lei, che dopo essersi tolto quel peso (era una settimana che mi teneva il muso) ha sviato il discorso. O forse sono stato io a sviarlo, bimbo con le dita nel vaso della marmellata, ladro in flagrante, maldestro avventore che ha ridotto in cocci il vaso. E' vero, lo sono diventato. Cinico per scelta, cinico per necessità, cinico ma non spietato. Non appartengo alla schiera degli arrabbiati con i vivi, tutt'altro. Conoscere la morte, tenerla per mano, averla attesa a lungo, quand'è arrivata mi ha fatto mettere corazza e al tempo stesso liberato. Non per sempre, lo so. Il terrore tornerà ad abitare i miei pensieri, il mio corpo. Accadrà quando sarà giunta la mia ora o quella dei miei figli, se sarò così sfortunato da sopravvivere loro. Per intanto provo compassione ma la compassione non fa velo alla quiete, alla speranza, alla scommessa che ci sia un senso e un dopo. Sono più forte e insieme più fragile: certi film in cui il finale triste è scontato e che prima guardavo senza problemi ora non riesco, cambio canale, spengo. Il segno che sotto la calma piatta il mare resta agitato.

Scrivo tutto questo perché la notte scorsa è morto Vittorio, quarant'anni, coetaneo e amico del mio collega Stefano. E' stato lui a parlarmene, oggi, in un modo diretto e delicato. Non conoscevo Vittorio, ma conosco suo padre Enzo e suo fratello Andrea, il marito di Valentina, due tra le persone più belle che ho incontrato grazie a questo blog. A loro, alla moglie Veronica e alla figlia Camilla sono vicino. La vicinanza di un cinico.


Questa foto non è di Leonora. Questa foto è di Vittorio. Questa foto è Vittorio

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