Jewel Kilcher
Era l'inizio giugno del 2008. Il 6, ad essere esatto. Scrissi una mail alla redazione della cronaca, a quei colleghi che avevo da poco. L'ho ritrovata oggi, per caso o forse - sarebbe più corretto dire - per ostinazione, a conferma che a volte non fare completa pulizia ha un proprio positivo tornaconto.
La riporto qui, pari pari, come documento.
Carissimi,
due o tre cose, dopo i primi due giorni di apnea.
Innanzi tutto, grazie ancora per la generosità con cui mi avete accolto. Mi rendo conto (non era difficile immaginarlo, per altro) di avere la responsabilità di un capo servizio e le “conoscenze macchina” di uno stagista. Cercherò di apprendere il più possibile in questi primi mesi riguardo quello che non so e di mettere a disposizione invece già da subito le competenze per cui mi hanno voluto qui.
Come avete notato, io per primo cerco di essere molto disponibile al dialogo, al confronto, sia sui massimi sistemi, sia sul senso di una notizia, sia sulla confezione di un articolo, di una pagina o sulla decisione di una foto o di un titolo. Come ogni azienda le decisioni si prendono in base alle responsabilità, ma il metodo partecipativo nella fattura di un giornale, è quello che secondo la mia esperienza garantisce i risultati migliori.
Nelle intenzioni c’è di entrare “a pieno regime” redazionale dalla seconda metà di settembre, nel frattempo però ogni giorno è buono per affinare la conoscenza reciproca e cominciare a introdurre qualche novità (lo so, la novità è sinonimo di cambiamento e il cambiamento è sinonimo di stress, ma ce la possiamo fare).
La mia idea è quella di introdurre ogni giorno, nel pomeriggio, un incontro di tutti i redattori della Cronaca presenti in giornata in cui si prende in esame il giornale pensato al mattino, per ricalibrarlo in base alle novità emerse o emergenti e per definire i carichi di lavoro. Durata massima del tutto: mezz’ora. Orario: da definire (potrebbe essere le 16)
Prima di testarla, volevo però raccogliere da voi – se ce ne sono – pareri, proposte, pro e contro, a cominciare dall’orario meno indolore e più utile per farlo.
Grazie
Giorgio
P.S. Ho salito i gradini due a due, spesso di corsa, senza rendermene conto. Ogni tanto mi fermo, guardo giù e richiudo gli occhi lesto, per evitare un capogiro. Eppure, nella scala infinita della vita, mi sento sempre a pian terreno.
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