(Jean de La Fontaine)
Puoi anche alzarti molto presto, ma il tuo destino s’è alzato un’ora prima.
(Anonimo)
Ho notato che anche le persone che affermano che tutto è già scritto e che non possiamo far nulla per cambiare il destino, si guardano intorno prima di attraversare la strada.
(Stephen Hawking)
Equilibrio. L’equilibrio è ciò che cerco quando vado in bicicletta, quando la mole di lavoro mi spaventa, quando le emozioni spodestano la ragione, quando il morale in un battito di ciglia passa dall’entusiasmo alla paura, dalla carica alla stanchezza, dal cielo blu al grigio delle nubi, dal sorriso allo sguardo mesto.
Quasi sempre l’avverto condizione precaria, come camminassi lungo una lama sottile, senza corda di protezione o rete elastica sotto, oppure di sedere su un castello fatto con le carte da gioco e il timore tacito e tragico che crolli tutto, nel caso d’imprevisto o, peggio, di qualcosa fuori dal mio controllo che portasse dolore, incomprensione, sofferenza, lutto.
P.S. La sensazione di precarietà è sovente abbinata al desiderio di tenere tutto sotto controllo, alla mania di gestire ogni cosa, alla paura di “lasciare che sia”, mollando la presa, affidandosi alla corrente, al mare aperto.
Altrettanto spesso, specie in questo tempo, mi conforta e fa da bilanciere la lezione delle tragedie greche, di Elettra, di Edipo, sull’ineluttabilità del destino, la circostanza che nulla dipende veramente da noi e che dunque darsi troppa pena, oltre che sciocco, sia vano.
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