“Si misura l'intelligenza di un individuo dalla qualità d'incertezze che è capace di sopportare.”
Immanuel Kant
I fatti contano più delle parole, ma è con le parole che vivo.
Anche guadagnandomi il pane, facendo un mestiere che mette la parola, il racconto, al centro.
Nessuno me lo ha chiesto - ed è indice di quanto possa importare - lo scrivo lo stesso, come sempre, a futura memoria, per lasciare traccia di un programma che conduco e di ciò su cui poggia, cosa sta sotto e dietro.
"Le ragioni degli altri" è un titolo e insieme uno stile, un modo di guardare il mondo, un invito.
L'obiettivo, come ripeto spesso quando sono in compagnia degli ospiti, è provare a mettersi nei panni altrui, proporre le proprie convinzioni e cercare di comprendere quelle di colui o colei o coloro che stanno di fronte, gli altri appunto.
Se poi mi potessi allargare, spiegherei che è il rifiuto del "metodo eristico", cioè ciò che propongono nove trasmissioni su dieci: discutere cercando di aver ragione sull’avversario, e il tentativo di proporre il "metodo veritativo", che - spiega Umberto Galimberti - "prevede che coloro che discutono si amino e si mettano insieme per cercare la verità, l’opinione che sta su da sé, l'episté, ciò che sta su, come una colonna".
Si parte da tanti "secondo me" e insieme si cerca di individuare un "secondo noi".
Per farlo occorre essere tolleranti, ritenere che l'altro abbia un "gradiente di verità" pari o superiore al mio, entrando così veramente in dialogo, un confronto con chi è veramente diverso da noi.
Altrimenti sono solo pacche sulle spalle e crescita zero.
P.S. Chi ha figli sa che si amano tutti con intensità uguale e maniera differente. Lo stesso vale per gli ospiti che hanno di volta in volta accettato di mettersi di fronte a me e cercare insieme di conoscere e conoscersi, un po' meglio. Ecco perché non ne scelgo nessuno e indico dove potete trovarli tutti (cliccando qui), neppure in ordine sparso.
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