venerdì 25 ottobre 2019

Il frutto del ciliegio (Mattoni di memoria)


Li ho messi da qualche parte, non li trovo né li cerco: alla possibile delusione del certo preferisco il tempo sospeso, quello del possibile ritrovamento.
Saranno stati una trentina i trentatré giri che avevo e che forse ho tuttora, da qualche parte, magari ben conservati, forse da buttare per colpa del tempo, del caldo, di una conservazione malsana, dovuta al non aver creduto al loro ritorno, quando il cd era l'astro nascente mentre ora va incontro anch'esso a un rapido declino (sulla mia auto, per dire, neppure lo prevedono).
Quei dischi ampi, di vinile, con le copertine di cartone rigido, hanno segnato il confine tra il bambino e l'adolescente che ero, al liceo.
Qualcuno lo avevo comprato pure prima, ma in formato quarantacinque giri, che bastava il "mangiadischi" arancione per ascoltarlo, lo stesso con cui sono cresciuto, mettendo e rimettendo migliaia di volte le "fiabe sonore" o Coccobill, il mio preferito.
C'erano pure le canzonette, quelle comprate dai miei genitori, Gianni Morandi con Bella Belinda, Partirà la barca partirà di Sergio Endrigo e molti altri.
"Grease" di Frankie Valli fu l'apice di quella stagione, il primo che acquistai io, da Gastone, il rivenditore di elettrodomestici in via Varesina, un milanese sfollato durante la guerra e che aveva aperto trovato al mio paese un negozio.
"Questo è l'ultimo che è uscito" diceva sempre, pure quando sulla copertina c'era polvere alta un dito, noi ci vendicavamo dicendo che era tirchio e in casa lo chiamavano "Tone" per risparmiare il "Gas".
Poi venne lo stereo, un Sony credo, un parallelepipedo basso, una ventina di centimetri, con il piatto per i trentatré giri ed insieme ad esso Giorgio, fratello del mio migliore amico, tornato da Londra dove era andato terminate le superiori, a fare il barista, quando non esisteva ancora l'Erasmus e viaggiare un affare avventuroso, oltre che serio.
Fu lui che portò il "verbo", la musica come appartenenza, simbolo, non più soltanto svago.
Elton John, gli Eagles. Comprai i loro long playing, smisi di essere bambino. Tra gli italiani uno su tutti, Bennato, che fu pure il primo che vidi in concerto, a Cantù, accompagnato da Giampietro, il ragazzo più grande, la guida, l'educatore in oratorio.
Ed ora che su Amazon Prime Music ho ritrovato in formato Mp3 gli album di quel tempo ("Madman across the water", "Honky Chateau", entrambi di Elton John) mi capita di ripensare a quegli anni, aprendo brecce e fessure nel muro che nel frattempo s'è costruito, infrangibile per la memoria nella sua interezza ma che può crollare a pezzi ampi, se si ha la pazienza di raccontare, scoprendo che ogni ricordo ne richiama un secondo e un terzo e un quarto, come il frutto del ciliegio, che uno tira l'altro.

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