Il primo ottobre scorso, in occasione del dodicesimo anniversario, mi ero ripromesso di tornare a scrivere con assiduità, un post al giorno, per un mese di fila.
L'ho fatto.
Un poco arrugginito all'inizio, più disinvolto nella scelta degli argomenti e nella stesura dei testi man mano che i giorni passavano, ricordando una delle regole principali di ogni mestiere, compreso il mio: per fare una cosa non c'è miglior modo che farla.
Trentun giorni, trentuno argomenti, trentuno spunti, alcuni pubblicizzati poco, altri nulla, qualcuno molto, messo su Twitter e su Facebook, ammorbando coloro che passano di lì e ogni tre per due trovavano la mia postilla (mi ha fatto assai sorridere David, con la sua consueta ironia: "Ma che logorrea tieni in questi giorni? Non riesco a starti dietro con i like").
Da domani me la prenderò con più calma, senza tuttavia farmi vincere dalla pigrizia.
Dico spesso che non ho ancora pubblicato un libro, ma mento. Questo blog è già di per sé un libro, anche se l'ultima pagina è quella che non ho ancora scritto.
P.S. Sono grato a questo blog, anche perché è un pretesto: per osservare meglio le cose, per riflettere sui giorni che passano e ciò che mi capita, per dialogare con me stesso e con gli altri, soprattutto per fare quanto ogni volta mi prefiggo: posare lo sguardo.
"Posare lo sguardo", vedere "veramente", in particolare la persona che mi sta dinnanzi, sia esso qualcuno che conosco benissimo e frequento abitualmente, sia chi intervisto per lavoro, chi incontro casualmente al bar, per strada. "Posare lo sguardo" è uno stile, un punto fermo, ciò che mi qualifica e fa di me un essere davvero umano.
Nessun commento:
Posta un commento