giovedì 10 ottobre 2019

Scacco matto (La mossa di Giada)


Per vincere non ha vinto, però mi ha stupito e insieme insegnato una lezione da non scordare, cioè che si può essere madre di cinque figli - o anche di uno, due, tre o sei, sette, otto - ma si resta sempre donna e, nel caso, compagna, moglie, fidanzata.
Lei si chiama Giada, a dicembre compirà trentaquattro anni e come la contadina del "Generale" di De Gregori ha cinque figli, ma non "venuti al mondo come conigli", bensì cercati, voluti, cresciuti, dedicandosi ad essi a tempo pieno, senza però svuotare il proprio d'un tempo, ritagliandosi uno spazio per restare la donna e la moglie che è.
Giada va a ballare, esce con le amiche, s'è iscritta pure al casting di TuttoAtalanta, ch'è dove l'ho incontrata e conosciuta, insieme con il marito, ch'è m'è piaciuto altrettanto, poiché non subiva la personalità della moglie e neppure l'assecondava, ma mi pareva riconoscerle il valore che merita.
Per un soffio Giada non è entrata tra le prime tre (qui il video di tutte e dodici, Giada è l'ultima a presentarsi), mancando così l'occasione di essere sorteggiata per la vittoria finale, tuttavia ha centrato l'obiettivo di spiccare tra tutte e di essere ammirata per ciò che è, oltre che per come appare: una donna bella, solare, estroversa.
Ne scrivo qui soprattutto per mia figlia, per Giorgia, con la quale parlo spesso di "femminismo" e della necessità che noi per primi si cambi forma mentale, riconoscendo una parità che non annulla le differenze di genere, piuttosto le comprende e le valorizza.
Un argomento spesso scivoloso, proprio perché anche in presenza di buona volontà, manca una cultura. Una cultura anzi c'è, ma è ammantata di un retaggio che per molti versi è maschilista, tanto che io stesso mi trovo a volte in imbarazzo, predicando bene e razzolando male, con la testa che vorrebbe andare da una parte e l'abitudine che tende verso l'altra.

P.S. Giuro che da stasera imparerò ad avviare la lavastoviglie, ultimo bastione nel mio personale vissuto, di una faccenda che finora tacitamente ma ostinatamente e colpevolmente "non mi riguarda".

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