Amo le parole ma ne ammetto l'inferiorità, a tratti l'impotenza: un quadro, un video, una fotografia riescono a far comprendere in un colpo d'occhio ciò che resterebbe ignoto persino avendo a disposizione un'enciclopedia.
Non a caso scelgo sempre per questi post un'immagine che li accompagna, finora monopolio quasi esclusivo di Leonora, in futuro mi piacerebbe aggiungere i lavori di Elena (Cometti), che ha il potere di cogliere istanti in cui il movimento si percepisce pure nella fissità e sembra che tutto l'universo abbia cospirato per arrivare esattamente a quel punto lì, quando ha fatto clic con la macchina fotografica.
C'è un'altra artista che ammiro immensamente, una professionista, che di recente ha preso coraggio (a proposito di osare e di quanto scritto ieri l'altro) trasformando la passione in un'impresa.
Ho conosciuto e visto Francesca Ripamonti tre volte in vita mia.
La prima quand'ero direttore de "Il Cittadino", a Monza, per un lavoro d'una sensibilità rara che aveva svolto con le donne detenute in carcere.
Anni dopo l'ho incontrata di nuovo, mi aveva anticipato l'idea di cimentarsi con la realizzazione di oggetti (tovaglie, tovagliette americane, vassoi, idee regalo...) con riprodotte sue fotografie, realizzate in studio, secondo quella ch'è la sua vocazione, il suo carisma.
C'è riuscita. Dimostrando tenacia e perseveranza ha fondato la "Drogheria digitale" e s'è inventata una professione, curando ogni dettaglio, dalla produzione al marketing alla vendita.
"Non vendo, non voglio vendere un prodotto, ma un concetto" mi ha detto ieri, seria seria, eppure sorridendo, ad Orticolario di Villa Erba, a Cernobbio, dove esponeva.
Non erano parole vuote o inutilmente pompose, come quelle spesso forgiate dalle agenzie di comunicazione o dagli uffici stampa. Ho capito cosa intendesse perché me l'ha mostrato e il coinvolgimento emotivo, abbinato all'esempio, è valso più di una scossa.
Sono felice per lei, spero abbia successo, se lo merita. Così come tutte le persone che inseguono l'aquilone di un sogno, di un'idea.
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