giovedì 29 ottobre 2020

Bravi dopo (Lo siamo tutti)

Dovevano fare così, era meglio cosà, se ascoltavano quello, dovresti sentire quell'altro, là però, qui invece, su d'altra parte, giù tuttavia...
Ne sappiamo tutti una pagina più del libro. Dopo.
Dopo. Quando i buoi sono ormai scappati dal recinto, quando la  realtà s'è palesata nella proprio sconcertante e adamantina evidenza.
In questi giorni di contagio e provvedimenti per prevenirlo ne abbiamo una gigantesca prova provata, ma la predizione postuma è pratica antica e diffusa ad ogni latitudine e longitudine, con molti saccenti che spiegano cosa e come sarebbe stato meglio fare, dettagliando persino la virgola.
Una tentazione da cui non sono esente, salvo riconoscere qui, pubblicamente, che ho il fiuto di un cane da caccia con la sinusite cronica, azzeccando raramente chicchessia. 
Esistono dei fuoriclasse, anche nel vaticinio, coloro che sanno leggere i segni dei tempi, che anticipano gli eventi, scorgono segnali dove il resto dell'umanità nota soltanto nebbia. Ma sono pochi, rarissimi, e di solito non scrivono su Facebook né vanno in tv, a farsi tirare per la giacca.
Mettiamoci il cuore in pace allora e smettiamola di alzare il dito indice come fosse una baionetta.
Bravi dopo lo siamo tutti, ma esser "bravi dopo" non conta.
Un poco di umiltà dei "tribuni da partita finita", un pizzico in meno di faccia tosta, lo ammetto, in mesi come questi conforterebbe una cifra.


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