lunedì 5 ottobre 2020

Mi abbracci così (Le porte aperte)

Mi abbracci così, con il pudore che cade come un velo, stringendomi forte, naufrago alla deriva aggrappato d'impeto al primo legno.
Ogni giorno diventi più grande, oltre che alto, mentre bello lo sei sempre stato, anche se forse adesso in modo spiccato, con i lineamenti gentili del viso che prendono armonia con il resto del corpo.
Ti osservo da lontano quando non pensi di esser visto, noto le tue esuberanze di ragazzino sereno e pure quando gli occhi ti si adombrano e guardi in basso, perso in pensieri profondi e oscuri a noi quanto un pozzo.
Con te non sono l'adulto migliore del mondo, lo riconosco. A volte il mio egoismo fa premio sull'attenzione e sulla comprensione che meriteresti, piccole durezze che potrei risparmiarti, una schiena dritta che a volte è soltanto la scusa per non riuscire a testimoniare un amore tondo.
Per fortuna non sono solo, faccio parte di una famiglia che è diventata la tua e in cui ci si aiuta a vicenda, compensando mancanze e attutendo i tonfi che inevitabilmente accadono.
La tua età poi è straordinaria, sospeso in quella terra di mezzo tra l'indipendenza e il vincolo a chi ti dà sicurezza, oltre che un posto a tavola e il tetto.
Sono davvero orgoglioso di te e ne voglio lasciare traccia qui, per i tempi che verranno.
Sei per noi una benedizione, lo sei dal primo giorno, in questa avventura straordinaria che è il mondo quando si è disposti a lasciare le porte aperte e non chiuderle per comodità o paura di ciò che è ignoto.

P.S. Oggi al lavoro mi si spezza il cuore, poiché devo dare conto di un ragazzino che aveva un anno meno di te e che in un incidente è morto. Nessuno può comprendere il dolore di sua madre, che nell'auto gli era accanto, o del padre, cui la notizia è rimbalzata come un proiettile nel petto. Nessuno può provare ciò che provano, né attutirne il dolore, tanto meno io, che vorrei tu fossi qui, per abbracciarti come di solito fai tu, restando in silenzio, eppure dicendoci tutto.

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