I bordi frastagliati delle cose. Una sensazione tattile, come quando percorro con i polpastrelli il foglio di carta strappato di fresco, il granito della soglia d'ingresso, il ramo nodoso del larice, le rughe sul viso di mia madre e ormai anche del mio, sempre più simile a mio padre, quando mi guardo allo specchio.
Nulla è liscio, nulla è limpido, chiaro, scontato. Il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, il bianco e il nero, la testa e la coda si intrecciano, si confondono, mi costringono a scegliere tra la mannaia che separa tutto o il mal di testa per tenerlo unito, per dare una direzione a ciò che invece va dappertutto.
Rimangono gli affetti, le persone che ho care, i sentimenti d'amore, d'amicizia, di stima, la curiosità, il desiderio di conoscenza, la volontà di non giudicare troppo duramente l'altro e insieme me stesso, di concedermi le attenuanti generiche e anche quelle specifiche, considerando la maggior parte degli errori involontari, commessi per colpa ma senza volontà di dolo.
I bordi frastagliati non sono soltanto delle cose, li abbiamo pure noi, dentro.
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