Comincio dal secondo, che evoco sovente per suggerire a me stesso e agli altri pazienza, costanza.
"Sai come si ingoia un elefante, dicono in Africa? Un boccone per volta".
Io la racconto così, con un pressapochismo che non fa onore alla mia categoria, senza aver verificato nulla, né chi l'ha detto, né se l'abbia detto, né se davvero l'hanno detto in Africa piuttosto che in Asia (dubito fortemente invece sia un proverbio della Papuasia o della Nuova Caledonia, visto che lì di elefanti non ce n'è l'ombra, nemmeno allo zoo, anche se non si sa mai).
La sostanza della frase però è verosimile ed è una senno che mi piace, mi aggrada: il rimando a non avere fretta, a badare al passo dopo passo, sapendo che così facendo si possono compiere imprese apparentemente impossibili, disperate o fuori misura.
Se ci rifletto, tutto ciò che ho combinato di grande l'ho realizzato così, "un boccone per volta", compreso questo blog, che in alcuni casi è pesante quanto un elefante, ma di vederlo così cresciuto, all'inizio, non avrei scommesso una virgola.
Il secondo animale è più sottile, anche come rimando di saggezza.
"Sai come si prende il serpente? Dalla testa".
Andare in capo alle questioni, al nocciolo dei problemi, al loro principio, ciò da cui discende tutto il resto.
Quante volte la tentazione è afferrarli dov'è più comodo, dove si fa meno fatica, sia esso il corpo o la coda. Ma così facendo si risolve poco o nulla e anzi si rischia di combinare un pasticcio, lasciando in libertà la parte più a rischio, quella velenosa, che ti si rivolta contro inesorabilmente, senza che ce se ne accorga.
P.S. Prendere il serpente dalla coda è pure quando ci illudiamo che gli strumenti, le soluzioni sulla carta, le indicazioni di principio possano cambiare un'organizzazione, migliorare le prestazioni, ottimizzare risorse e rendimenti. Non è così. Ogni cambiamento, specialmente quelli buoni, partono sempre dall'essere umano, dalla persona, dalla motivazione che ha, da come si impegna, da quanto è convinta.
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