Quello che le donne non dicono lo si legge dagli occhi, quegli stessi occhi che Modigliani non dipingeva poiché - si dice - gli era impossibile cogliere l'anima dell'altro.
Se c'è un dito di bicchiere pieno, in tutto il vuoto che le attuali restrizioni, imposizioni, precauzioni, prevenzioni impongono, credo sia questo: il risalto degli occhi nel viso dalle mascherine coperto.
Mi capita di pensarci spesso, in questi giorni, incrociando gli altri per strada, al bar, nei corridoi, in foto, facendo caso a ciò che prima era soltanto un dettaglio. La forma, il colore, il taglio, l'intensità dello sguardo, la profondità, la sensualità, la varietà, l'unicità, il magnetismo, l'essenza che gli occhi rappresentano.
Potrei dire che ora capisco meglio civiltà che per tradizione velano il volto, lasciando scoperto soltanto tra fronte e naso o, per eccesso di zelo, coprono pure quello.
Non è così.
Che lasciando esposti soltanto gli occhi il concetto di bellezza sia più uniforme, più egualitario, lo sapevo già e non era comunque sufficiente per farmelo preferire alla libertà di mostrarsi completamente, all'accettazione di sé totale, senza usare scorciatoie o l'espediente di ridurre i tratti distintivi ad uno.
Semmai la consapevolezza che questi giorni ardui consegnano è che per conoscerci, per capirci, per intenderci, non soltanto dobbiamo parlarci di più, ma guardarci negli occhi, meglio.
P.S. Gli occhi seducono. Conducono a sé, portano a noi l'altro e all'altro noi, collegano intimamente impiegando un tempo infinitesimale, una frazione di secondo.
La chiamiamo "magia" poiché siamo incapaci di spiegarlo in alcun modo, né con la chimica, la fisica, qualsiasi altra disciplina che studiamo nel libri o applichiamo in laboratorio.
Gli occhi siamo noi, interi, ridotti in un centimetro quadro.
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